Senso di sazietà e autocontrollo: l’esperimento della zuppa che si autogenera

Sempre di corsa e sempre presi da mille impegni: è così la vita della maggior parte delle persone.

Anche se, purtroppo, non possiamo lasciare tutto da un momento all’altro e isolarci dal mondo tutte le volte che vorremmo, possiamo almeno concederci pace e serenità durante i pasti.

Rilassarci mentre mangiamo, evitando distrazioni come smartphone e televisione, ci aiuta a concentrarci sul pasto. Questo, unito a un ritmo lento, ci aiuta nell’ascoltare il nostro senso di sazietà, portandoci così a stare più attenti alla quantità di cibo ingerito.

Ma cosa succede se, tolte tutte le distrazioni, il nostro piatto si dovesse riempire impercettibilmente? Continueremmo a mangiare fino a vedere il fondo del piatto o ascolteremmo il nostro senso di sazietà, fermandoci quando siamo effettivamente sazi?

Oggi ti racconto un esperimento molto interessante di Wansink, Painter, e North (2005) che tratta questi temi.

Questi sperimentatori hanno deciso di studiare se i segnali visivi relativi alla dimensione della porzione possono influenzare il volume di assunzione senza alterare l’assunzione stimata o la sazietà. Per farlo hanno utilizzato delle ciotola da minestra che, impercettibilmente, si riempivano da sole, senza che i partecipanti se ne accorgessero.

Hanno coinvolto 54 partecipanti con età compresa tra i 18 e i 46 anni, con pesi corporei variabili tra loro. Parte di questi soggetti sperimentali, mangiava semplicemente la zuppa presente nel piatto e ognuno doveva poi indicare il suo senso di sazietà. Insieme a loro, però, c’erano altre persone che mangiavano la zuppa: le loro ciotole, al contrario dei primi, si riempivano lentamente e impercettibilmente man mano che il contenuto veniva consumato.

I risultati hanno riportato che i partecipanti che stavano inconsapevolmente mangiando da ciotole che si riempivano da sole, hanno mangiato più zuppa rispetto ai commensali che mangiavano da normali ciotole. Tuttavia, pur consumando il 73% di zuppa in più, non credevano di averne mangiata in quantità maggiore, né si percepivano più sazi rispetto agli altri partecipanti. Questi risultati non sono stati influenzati dal peso corporeo di ciascun soggetto.

Questi risultati sono coerenti con l’idea che la quantità di cibo in un piatto aumenti l’assunzione perché influenza le norme e le aspettative di consumo e diminuisce la dipendenza dall’autocontrollo.

“Sembra che le persone usino gli occhi per contare le calorie e non lo stomaco.”

Nel loro ingegnoso esperimento, Wansink et al. forniscono un’illustrazione drammatica dell’importanza dei segnali visivi nel controllo dell’assunzione di cibo.

L’antica nozione della “saggezza del corpo”, in cui le calorie sono regolate automaticamente attraverso meccanismi ormonali/neuronali e cicli di feedback negativo, semplicemente non può accettare il fatto che le ciotole di minestra ingannevoli possano ingannare così facilmente chi mangia.

Almeno il 61% di noi, secondo i dati supplementari di Wansink et al., “pulisce” abitualmente i piatti. In effetti, accettiamo la porzione nel nostro piatto come una quantità appropriata da mangiare, e, quindi, mangiamo la porzione intera, monitorando la nostra assunzione solo fino al punto di fermarci quando il piatto è vuoto.

Ma cosa sarebbe successo se il pasto fosse stato interrotto e successivamente ripreso? Forse i partecipanti avrebbero ricevuto informazioni più affidabili dal loro asse cervello-intestino su quanto fossero realmente sazi?

Forse, ma nel mondo reale consumiamo i nostri pasti senza un intervallo che potrebbe incoraggiare un utile feedback interno. Di conseguenza, la dimensione della porzione originale determina la nostra assunzione e, quando quella porzione è eccessiva, anche la nostra assunzione sarà eccessiva.

Quindi ricorda:

  • non eccedere mai con le porzioni nel piatto
  • mangia piccole porzioni alla volta
  • mangia lentamente
  • fai delle pause durante il pasto
  • prova ad ascoltare i segnali del tuo corpo

Fonti:

  • Wansink, B., Painter, J.E. and North, J. (2005), Bottomless Bowls: Why Visual Cues of Portion Size May Influence Intake. Obesity Research, 13: 93-100.
  • Herman CP. Lessons from the bottomless bowl. Obes Res. 2005 Jan;13(1):2. doi: 10.1038/oby.2005.2. PMID: 15761157.